Oggi c’è un exploit delle sedute online di psicoterapia sia per scelta e sia per necessità, l’avanzare della pandemia e l’ausilio delle nuove tecnologie ci hanno portati a questo. È meglio o peggio?
Prima della pandemia i colloqui psicologici su Skype erano una soluzione colta da pochi colleghi e pochi pazienti. Gli incontri online erano un’opportunità riservata a pochi nel caso che il paziente era all’estero per lavoro, se era in Erasmus, o perché residente temporaneamente fuori dal paese e desideroso di incontrare uno psicologo madrelingua, magari da vedere di persona al rientro. Insomma una soluzione apparentemente esotica o riservata a qualche piattaforma per le prestazioni online. Dall’arrivo della pandemia il panorama non è solo cambiato, ma ha vissuto un’accelerazione.
Sebbene il colloquio con lo psicologo sia un motivo di salute che permette lo spostamento (lo psicologo è un professionista sanitario) sia i pazienti, gli psicologi e i rispettivi ordini professionali hanno cercato nei momenti più duri di minimizzare le occasioni di spostamento, rischio e contagio privilegiando una modalità a distanza. Guardando indietro devo ammettere che la mia reazione e quella delle colleghe è stata pronta, a dispetto di un lavoro nel quale anche i silenzi, gli sguardi e soprattutto il setting (il contenitore e le regole concordate per gli incontri), svolgono un ruolo centrale.
Ho visto e sentito l’impegno degli psicologi nel cogliere un’opportunità e garantire continuità e sostegno: ma non solo, ho visto la disponibilità e talvolta l’entusiasmo di tantissime persone nel rendersi favorevoli ad incontrare i loro terapeuti direttamente dal salotto di casa…
Il mio parere è che oggi la psicoterapia online sta prendendo una posizione quasi predominante rispetto a quella in presenza..
Dubbi ce ne sono ancora molti e la diffidenza è ancora dura a morire ma chi ha avuto la possibilità di provare, magari per necessità perché ad esempio, lavoratore all’estero, ne ha tratto benefici rilevanti.
Avete mai sentito parlare della sindrome di Hikikomori? Si riferisce a quei ragazzi, quasi sempre adolescenti che decidono di rinchiudersi nella loro stanza, di isolarsi dal resto del mondo, di evitare la vita sociale, insomma ragazzi che scelgono l’isolamento totale.
Un fenomeno in espansione non sono in Giappone ma anche da noi. Chi lo fa, tendenzialmente ha problemi legati alla competitività. La competizione lo sappiamo tutti è una caratteristiche delle nostre società e sono anche in crescita pure nel nostro paese.
Ogni tentativo di cura, necessita ovviamente che il ragazzo esca di casa per recarsi dallo psicologo oppure dallo psichiatra. Ogni tentativo per farlo uscire di casa, anche con la forzatura genitoriale, è destinato al fallimento. Unica soluzione, applicata con successo in Giappone, è quello di utilizzare lo psicologo online via Skype, Zoom o altri canali.
Altri vantaggi
- La terapia online risulta conveniente economicamente , dato il risparmio di viaggi in studio, e presenta una maggiore accessibilità, sia per paziente che per terapeuta, che si trovino in particolari situazioni, impossibilitati a venire in studio i casi come la pandemia. Inoltre npn si perde tempo in spostamenti.
- È utile dunque, per persone con limiti nella mobilità, se si hanno tempi ristretti, e limiti d’accesso ai servizi di salute mentale; se ci si trova all’estero e si vuole svolgere una terapia con la propria lingua madre.
- La modalità online riduce la vergogna e la sensazione di stigmatizzazione.
- Il contesto della terapia online può facilitare la disinibizione e l’autorivelazione del paziente, incoraggiando l’espressione di sé.
- La corrispondenza di e-mail (altra modalità di contatto), consente a paziente e terapeuta di rileggere gli scambi, rafforzando i processi contenuti nella corrispondenza. Inoltre permette ai due di focalizzare l’attenzione sul processo, in quanto questo si svolge in un dialogo asincronico.
- Può dare un maggior senso di contenimento emotivo poiché il cliente è in grado di impostare lo spazio, il tono, il ritmo e i parametri della rivelazione di sé. Il processo contemplativo di scrivere sui propri problemi o conflitti può essere di per sé terapeutico per alcuni clienti (Murphy e Mitchell, 1998).
- Pur non essendoci condivisione di uno spazio fisico, studi dimostrano che è possibile una potente connessione emotiva, questo viene definito telepresenza (Fink, 1999): la sensazione di essere comunque in presenza di un’altra persona, del suo sostegno, pur non condividendo uno spazio fisico.
- Altro vantaggio è la possibilità di attingere con maggiore rapidità a materiali multimediali, supplementari, utili per il processo di cura.
Vedi anche: Psicoterapia online